Care imprese: incentivi sì, ma con criterio.

Care imprese: incentivi sì, ma con criterio.

business-plan-impreseSiamo nel mezzo di una vera e propria ondata di incentivi pubblici per l’innovazione aziendale e delle conseguenti offerte per l’acquisizione di servizi da parte di vari consulenti e fornitori. Si innova un’azienda per mantenerne e rafforzarne la competitività. Eppure non sempre i due aspetti camminano di pari passo e capita, a volte, che la presunta innovazione possa addirittura rivelarsi un inatteso boomerang. Di fronte a questo turbinio di opportunità è necessario, pertanto, sottolineare alcuni degli aspetti cardine che ogni azienda dovrebbe tenere bene in mente prima di decidere di partecipare ad un avviso per incentivi.

La finanza agevolata, specie in conto capitale (fondo perduto), ha lo stesso potere sugli imprenditori di un ovetto kinder per un bambino: preteso a suon di pianti e mangiato a prescindere dall’aver fame o meno. Le scadenze brevi che caratterizzano queste opportunità spesso assumono un effetto galvanizzante, concentrando i processi sulla rapidità di elaborazione delle proposte piuttosto che su una reale valutazione dei rischi/opportunità legati ai diversi possibili percorsi innovativi.

Pertanto, cari imprenditori, incentivi sì, ma con criterio!

Anzi, proviamo di seguito a fissarne qualcuno.

Primo criterio: l’obiettivo è l’innovazione reale dell’azienda, non il contributo pubblico. Non bisogna mai perdere di vista questa bussola, pena il rischio che le soluzioni individuate non siano adeguate alle reali esigenze aziendali e l’immissione di liquidità, beni e servizi nell’azienda si riveli addirittura un danno di natura strategica, organizzativa e finanziaria. Occorre, piuttosto, pianificare lo sviluppo aziendale a prescindere dagli incentivi e programmarne l’accesso solo se oggetto e tempi di erogazione sono funzionali ai tempi dell’azienda. Se così per qualche ragione non dovesse rivelarsi convincente, un azienda con le idee chiare può con soluzioni interne (economie interne e rimodulazioni organizzative) o esterne (rapporti con alcune banche virtuose o contratti innovativi di comakership e work for equity con i fornitori) avviare comunque i propri programmi d’innovazione.

Secondo criterio: mappare tutte le possibili opportunità d’incentivazione. Non esiste un solo strumento di finanza agevolata. Gli attori sono molti e su scala multiterritoriale. Dalla Commissione Europea, al Governo, alle Regioni, CCIAA e tanti altri offrono strumenti specializzati. Conoscerli permette di incrociare il proprio piano di sviluppo con tali opportunità, consentendo all’azienda di costruire un possibile piano finanziario in grado di finanziare lo sviluppo aziendale.

Terzo criterio: restate nei confini dell’oggetto degli Avvisi per gli incentivi. Gli avvisi pubblici non sono documenti estemporanei frutto della creatività di qualche dirigente ma, eccezioni a parte, costituiscono solo la fase finale di politiche di elevato respiro che intendono indicare ai rispettivi destinatari l’alveo all’interno del quale avviare un percorso di qualità in linea con le previsioni di scenario dei mercati. I massimali di contributo che essi definiscono sono un limite paterno che il legislatore pone alle aziende, quasi a dire “non mangiare più di un ovetto a settimana, altrimenti ti fa male”.  Perciò è importante invertire l’usanza comune di massimizzare la richiesta economica e, piuttosto, ridurla allo stretto necessario dei bisogni reali dell’azienda che l’avviso permette di soddisfare, evitando tentativi maldestri di scaricare costi d’esercizio o altre amenità entrate ormai nell’immaginario collettivo.

Potremmo indicarne altri e sicuramente nei successivi articoli approfondiremo ulteriormente alcuni argomenti, ma l’obiettivo di questo post è focalizzato sul ridestare l’attenzione di imprese e manager sull’importanza di un corretto approccio alla finanza aziendale e, nello specifico, della finanza agevolata, in un  momento di elevata vitalità legata all’attuazione delle programmazione nazionale e regionale 2014-2020.

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