L’AZIENDA 4.0 INIZIA DALLA FORMAZIONE DEI TALENTI
Vuoi preparare la tua azienda alla trasformazione digitale? Inizia subito a coinvolgere la tua organizzazione nella comprensione delle tecnologie che verranno. Obiettivi e incentivi per la formazione delle tue competenze chiave.
Durante la presentazione del suo ultimo libro “La quarta rivoluzione industriale”, il professor Klaus Schwab – fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, ha illustrato come la stampa 3D e la robotizzazione stiano cambiando nel mondo la catena del valore.
Un’evoluzione che significa che “tu non devi solo migliorare usando le nuove tecnologie come la digitalizzazione, ma devi riflettere su come questa evoluzione impatti sul modello di business.”
La dirompenza di questa trasformazione digitale è evidente e la centralità del tema dell’industria 4.0 nelle politiche di sviluppo dei paesi avanzati ne testimonia l’urgenza.
L’Italia ha varato nell’autunno scorso il Piano Industria 4.0, una politica mirata che attiverà 13 miliardi di euro di risorse pubbliche nel solo 2017, oltre ad ulteriori 14 miliardi tra investimenti privati e early stage, innescati dal meccanismo virtuoso entro il 2020.
Basandosi sullo strumento delle agevolazioni fiscali, il Piano prevede un aumento dal 140% al 250% di iperammortamento per quegli investimenti strumentali che non si risolveranno in un mero rinnovo parco macchine (pur digitali che siano), ma che introdurranno nelle aziende una vera e propria trasformazione digitale in grado di modificare alla base la cultura e l’organizzazione delle stesse.
È questo un passaggio cardine per la futura competitività delle aziende, in quanto non si tratta più – e soltanto – di fare le cose meglio, ma d’imparare a pensarle diversamente.
Le persone al centro della trasformazione
Non ci sarà trasformazione senza un reale coinvolgimento dei dipendenti e dell’intera organizzazione. Come spiega Maurizio Mazzieri, Deputy Managing Director di Toyota Material Handling Italia:
La vera innovazione teorizzata dall’Industry 4.0 sta nell’impulso che la robotica può dare ai processi, ma il concetto nuovo è che non sono più i robot che imparano dall’uomo, ma sono gli uomini che imparano dai robot.
La casa giapponese, con il suo famoso modello organizzativo, è peraltro fonte di devianza nella convinzione che copiarne l’approccio lean significhi realmente averlo. Una ricerca pubblicata nel 2009 dal Journal of Operations Management dice che il 70% delle aziende statunitensi che hanno provato a utilizzare il Toyota Production System non hanno ottenuto risultati.
Non basta la volontà, ma occorre cambiare il modo di pensare. E le imprese, invece, si basano spesso su una grande menzogna, fatta di scarsa lealtà e fiducia con i worker, tali da indurre comportamenti nuovi, ma non di renderli nel tempo, nuova organizzazione.
Peraltro già Alvaro Busetti, proprio su Spremute Digitali, ha sottolineato che “è necessario capire che la tecnologia è solo uno strumento per gestire delle risorse da sempre fondamentali per le aziende: le risorse invisibili (o intangibili).”
Aziende e gestione della conoscenza
La vera trasformazione digitale è quella che riesce a coinvolgere pienamente le risorse intangibili nella produzione di valore aggiunto. Sono quattro i pilastri del Piano Industria 4.0:
- Aumento del volume di dati e della conseguente capacità di gestione (Cloud, Industrial internet e Integrazione verticale e orizzontale dei processi);
- Sviluppo di analytics e soluzioni di business intelligence;
- Nuove forme di interazione uomo-macchina (simulazione e realtà aumentata);
- Applicazioni di robotica avanzata, soluzioni IoT e stampa 3D per una maggiore flessibilità e produttività.
L’industria 4.0 è, quindi, un qualcosa che investe elementi di conoscenza del mercato, rapporti con clienti e fornitori, conoscenza dei processi interni e non, know-how e best practice, reputazione aziendale e immagine di marca, rapporti con i canali, modi di usare prodotti e servizi erogati dall’azienda.
Ma quanto sono pronte le aziende a questo passo?
Secondo una ricerca McKinsey condotta su 300 manager del settore manifatturiero lo scorso Gennaio, risulta che solo il 48 per cento si dice pronto per l’Industria 4.0. Molti manager non sanno ancora che cosa sia oppure hanno idee confuse a riguardo.
“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, ammoniva Seneca più di duemila anni fa.
Preparare l’azienda al grande salto
Nel 2017 le aziende si troveranno di fronte un portafoglio di incentivi per ridisegnare il proprio futuro: superammortamento e iperammortamento già descritti sopra, il credito d’imposta per le spese in R&S, il rifinanziamento della Legge Sabatini per operazioni di rinnovo macchinari e, infine, le detrazioni fiscali fino al 30% per PMI e Start-up innovative.
In un precedente articolo ho già spiegato quanto la programmazione sia fondamentale per la competitività delle PMI: l’obiettivo è la competitività dell’azienda, non il contributo pubblico. Non bisogna mai perdere di vista questa bussola per non correre il rischio che le soluzioni individuate non risultino adeguate alle reali esigenze aziendali, rivelandosi addirittura un danno di natura strategica.
Per questo è importante prepararsi bene e preparare l’organizzazione a rendersi protagonista del cambiamento sin dalla fase di progettazione. Su questo possono costituire un utilissimo – e spesso sottovalutato – strumento di empowerment, i contributi formativi legati ai fondi interprofessionali.
Già da alcuni mesi i diversi fondi professionali hanno avviato iniziative per il finanziamento di corsi professionalizzanti sui temi dell’Industria 4.0 in sinergia con il Piano Nazionale.
A fine Novembre Fondirigenti ha pubblicato il terzo Avviso annuale che, fino al 2 Marzo, consentirà la presentazione di progetti formativi aziendali sui temi della trasformazione digitale.
Altro Avviso aperto è quello di Fondimpresa, per la “Formazione a sostegno dell’innovazione tecnologica di prodotto e/o di processo nelle imprese aderenti”.
Piccoli ma importanti contributi che permettono di avviare percorsi paralleli di costruzione di una cultura digitale condivisa nell’azienda, coinvolgendo i manager e le figure chiave nel percorso di ridefinizione dei processi organizzativi indotti dalle nuove tecnologie in procinto di adozione.
Un’opportunità, questa, utile anche per avviare un processo di inclusione e convergenza delle competenze specialistiche esterne e dei partner aziendali nella condivisione di un percorso comune di crescita in una chiave di open innovation.
La stagione in procinto di aprirsi, costituirà una grande banco di prova per la piccola e media industria italiana.Occorre affrontarla al meglio, superando quelle criticità sovente sbandierate quali sistematiche, ma che spesso adombrano l’incapacità di rimettere in discussione abitudini manageriali consolidate, ostacolo per il cambiamento.
C’è la tecnologia e ci sono gli strumenti per applicarla. Ora è arrivato il momento delle persone e del dimostrare la reale volontà di cambiare.